Anziché passare la mano a persone capaci e a mani sapienti, Urbano Cairo si ostina far suonare l’orchestra del Titanic prima del naufragio.
In passato in molti abbiamo affermato, me compreso, che l’attuale proprietario del Torino FC sia un bravissimo imprenditore. Tuttavia, vedendo come sta andando a rotoli la stagione dei granata, siamo sicuri di questo? No perché se è vero che le società di calcio di oggi devono essere viste come delle aziende, parrebbe ad onor del vero che il prodotto Torino FC partorito ad oggi dal patron è un prodotto che è in declino. L’utilizzo del termine “declino” non è utilizzato a sproposito, ma trae ispirazione dal marketing e, più dettagliatamente, dal ciclo di vita del prodotto. Infatti ogni nuovo prodotto lanciato nel mercato vive quattro fasi che sono: introduzione, sviluppo (o crescita), maturità e declino. La durata del ciclo di vita varia da prodotto a prodotto, dal mercato in cui viene introdotto e dalle variabili che possono influenzarne il percorso.
Da quando Urbano Cairo è diventato presidente, la fase dell’introduzione del suo prodotto Torino FC la possiamo individuare nell’arco temporale che va dal 2005 al 2011, cioè da quando Cairo ha preso in mano la società, riportandola subito in Serie A, per poi retrocedere in Serie B nel 2009 e rimanerci per tre stagioni di fila. In questa prima tranche di presidenza Cairo si sono succeduti direttori sportivi come Fabrizio Salvatori, Doriano Tosi, il duo Stefano Antonelli a.d. e Fabio Lupo ds, Mauro Pederzoli, Rino Foschi e Gianluca Petrachi. Per quanto riguarda gli allenatori, in panchina abbiamo avuto Gianni De Biasi, Alberto Zaccheroni, Walter Novellino, Giancarlo Camolese, Stefano Colantuono, Mario Beretta, Franco Lerda e Giuseppe Papadopulo (alcuni di questi richiamati a più riprese). Dunque un’introduzione che ha visto il Torino FC vivere alla giornata e senza programmazione che parte dalla Serie B e si chiude in con il ritorno tra i Cadetti restandoci per alcune stagioni.
La fase dello sviluppo del prodotto Torino FC possiamo farla coincidere con l’apertura del ciclo di Gian Piero Ventura nel 2010 (alla vigilia dell’ultimo anno in Serie B della presidenza Cairo), voluto da Gianluca Petrachi. Nel primo anno parte una programmazione oculata che porta il Torino FC ad investire su giovani affamati e che condurranno la squadra alla Promozione in A. I risultati raggiunti nei sei anni che ne seguiranno saranno il raggiungimento degli ottavi di finale di Europa League e la vittoria di un derby.
Chiusa la fase dello sviluppo il Torino sembra entrare in una dimensione consolidata e anche le operazioni di mercato sembrerebbero dimostrarlo. Infatti nel primo anno di Mihajlovic la società metterà a segno investimenti che faranno realmente alzare l’asticella della qualità. Questa fase di maturità si chiuderà con Mazzarri nel 2019, quando la squadra granata centrerà la qualificazione ai preliminari di Europa League con il record di 63 punti ottenuti in una stagione.
Dall’eliminazione dai preliminari ad opera del Wolverhampton siamo entrati nella fase di declino. Nel 2020 il Torino FC ha intrapreso una discesa repentina con record negativi a profusione ottenuti con Mazzarri, Longo e Giampaolo. La strada per la Serie B è spianata ed il Torino FC sembra averla imboccata con decisione. Soprattutto perché a volte capita che il ciclo di vita di un prodotto possa essere rinvigorito da investimenti che possano creare una quinta fase denominata rilancio. Tuttavia non sembrano esserci reali intenzioni da parte del patron di rilanciare il club che presiede. Anzi, continua ostinatamente a non voler investire nel mercato con innesti utili a Giampaolo. Il mister, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia, ha detto che ci vorrà una vita prima che i suoi giocatori riescano ad assimilare i suoi dettami tattici, che in sostanza vuol dire “mai”. Parole che suonano come un messaggio diretto alla società, avvisata che con questa squadra si va in B. Dichiarazioni che a mio modo di vedere non sono adatte ad un professionista del calibro di Giampaolo, che sembra quasi voler spingere la proprietà ad esonerarlo perché la situazione sembra essere irreversibile.
Ho detto in altre sedi che purtroppo oggi il mercato in uscita sia propedeutico per quello in entrata, per cui prima di parlare di eventuali acquisti come Kouamé, devono concretizzarsi purtroppo le uscite. Senza queste ultime probabilmente il Torino non investirà sul mercato e l’incompetenza imprenditoriale di Cairo, che non intende nemmeno rilanciare il suo prodotto, porterà inevitabilmente la squadra tra i Cadetti. Sarebbe doppiamente grave la sua incompetenza, perché anziché passare la mano a persone capaci e a mani sapienti, Urbano Cairo si ostina far suonare l’orchestra del Titanic prima del naufragio.
articolo molto molto sensato a diufferenza di altre “vomi.tate” fini a se stesse (vero marengo??)….. concordo con l’analisi fatta dal primo periodo alla crescita nel periodo ventura lo dimostrano il valore economico dergli acquisti, il monte ingaggi e il tetto degli ingaggi stesso raddoppiato….crescita abbastanza evidente pur condita da non… Leggi il resto »
Ma poi tutta sta fretta. Diamogli tempo, le cose belle non si fanno in fretta.
Vedere cairo e la cairese in declino, se questo si traducesse con una uscita del nano, non può che essere motivo di speranza.